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La
mattina presto Julius si incamminò di buona lena verso la scuola,
vestito come cavolo gli pareva e n maniera più eccentrica del solito
dato che, non avendo più i suoi vestiti, indossava una felpa di
Arlot di almeno quattro taglie più grandi, una felpa a righe
orizzontali bianche e blu con la faccia di un maiale urlante.
Tra
le mani teneva un parallelepipedo in tutto e per tutto rassomigliante
a un Nero, solo che non era un Nero e la sua ombra camminava
parallela due più grandi quelle di Aziz e di Arlot.
Entrarono
tutti e tre dal cancello della scuola, decisamente convinti ad
entrare in classe, scattò l'allarme immediato e una schiera di
U.P.N.D. Provò a sbarrargli il percorso, furono tutti spostati con
delicata energia chi a destra chi a sinistra per mano di Aziz o di
Arlot a seconda dei casi, qualche U.P.N.D ci rimise qualche valvola e
piccoli murloni.
La
classe era ancora vuota, Julius si sedetta al suo banco, Aziz e Arlot
in piedi appoggiati al muro dietro la cattedra come due sentinelle a
guardia del palazzo reale.
Al
suono della campanella cominciarono ad entrare in fila indiana, come
in una catena di montaggio gli alunni diligentemente vestiti secondo
i canoni vigenti, uno ad uno presero possesso del proprio banco,
quando tutti furono a posto, dietro alla cattedra comincio a
materializzarsi l'ologramma della Professoressa Gambottini, oggi
vestita con un austero tailleur verde british.
Alla
sua completa apparizione tutti gli alunni, Julius compreso,
scattarono nell'ossequioso saluto e nell'istante immediatamente
successivo, Arlot si esibì in uno dei suoi tonanti rutti da campione
destando così dal torpore tutti gli alunni della classe che prima
con una lieve incurvatura delle labbra, poi con risate via via sempre
più fragorose ruppero l'ordine prestabilito.
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