domenica 7 novembre 2010
sabato 6 novembre 2010
giovedì 4 novembre 2010
missing
(Buffolino)
quando una gatta che miagola sempre e che è sempre la prima a voler mangiare non si fa vedere per un'intera giornata c'è qualcosa che non va
quando ci si accorge che è rimasta nascosta tutto il giorno e una volta scoperta la vedi scappare via, quella giornata diventa pessima.
update: è tornata ma c'ha una fifa blu
update: è tornata ma c'ha una fifa blu
mercoledì 3 novembre 2010
eravamo quattro amici ...
eravamo quattro amici al bar da osteria, che si frequentavano perchè era bello bere, mangiare, girare, chiacchierare, divertirsi, avere idee, coinvolgere altri amici. Eravamo tre amici, con uno ci siamo mandati a cagare, per un po' abbiamo tirato dritto a bere, mangiare, girare, chiacchierare, divertirci, avere idee, coinvolgere altri amici. Siam rimasti solamente in due, uno lo abbiamo perso di vista da troppo tempo e non sappiamo cosa può essere successo, l'altro invece è ancora là che caga. Per ora siamo ancora in due, a bere, mangiare, girare, chiacchierare, divertirci, avere idee, coinvolti da altri amici, con altri tempi in altri modi, forse migliori.
martedì 2 novembre 2010
sono un ribelle mamma
(boiate pazzesche)
ribellarsi alla vita o fare delle boiate quando si è adolescenti è normale,
farlo prima di compiere i 30 anni è necessario,
dopo, più si aspetta più è tardi e poi diventa stupido o molto stupido.
#amiciparenti#
ribellarsi alla vita o fare delle boiate quando si è adolescenti è normale,
farlo prima di compiere i 30 anni è necessario,
dopo, più si aspetta più è tardi e poi diventa stupido o molto stupido.
#amiciparenti#
lunedì 1 novembre 2010
domenica 31 ottobre 2010
sabato 30 ottobre 2010
e viaz
(26)
Si fermarono al primo bar che trovarono sul loro cammino, lo stesso in cui Pavol si era fermato poco prima, i soliti marinai guardarono i nuovi avventori con sguardo stupito, la presenza di clienti non abituali lì non era certo frequente.
I due andarono a sedersi a un tavolo in fondo alla sala, Julius riprese possesso del flipper sfrattando col solo potere di una smorfia un paio di mocciosi, erano a sedere uno di fronte all'altro, in silenzio, di solito era Aziz quello che attaccava bottone, ma da quando si era accorto che gli altri non lo capivano più, aveva deciso di tacere.
Pavol allora si fece coraggio e chiese ad Aziz che cosa desideresse bere, Aziz guardò verso il bancone del bar, proprio sopra la testa del barista c'era la fila delle bottiglie di super alcolici, ne indicò una o quello almeno fu il ragionamento che fece.
“Che c'è Aziz, perchè non dici niente?”
Aziz bisbiglio
“An vòi piò scor”
“Cos'hai detto?”
“Gnit, a t'ho det c'an vòi piò scorar”
ribadì Aziz leggermente alterato
Pavul si ammutolì, ripensando a ciò che gli avevano raccontato i marinai.
Aziz però aveva sete e visto che nessuno aveva capito che voleva scolarsi quella bottiglia con l'etichetta nera e il numero 90 si alzò, passò dall'altra parte del balcone e andò a prendersela, il barista intimorito non osò fermarlo, gli porse solo due piccoli bicchieri che Aziz aveva chiaramente indicato con l'indice sinistro.
Pavul ricordava che Aziz era astemio o meglio c'erano questioni di fede per cui Aziz non aveva mai toccato alcolici o carne di maiale, vederlo con una bottiglia di superalcolico in mano lo sconcertò e non si trattenne da chiedere apprensivo
“Cosa fai?”
Aziz senza badarlo aprì la bottiglia versando un po' del suo contenuto nei due bicchierini, uno lo avvicinò a Pavul, l'altro lo appoggiò sul flipper sussurrando a Julius
“Va pian che brusa”
Per lui si tenne la bottiglia.
Si fermarono al primo bar che trovarono sul loro cammino, lo stesso in cui Pavol si era fermato poco prima, i soliti marinai guardarono i nuovi avventori con sguardo stupito, la presenza di clienti non abituali lì non era certo frequente.
I due andarono a sedersi a un tavolo in fondo alla sala, Julius riprese possesso del flipper sfrattando col solo potere di una smorfia un paio di mocciosi, erano a sedere uno di fronte all'altro, in silenzio, di solito era Aziz quello che attaccava bottone, ma da quando si era accorto che gli altri non lo capivano più, aveva deciso di tacere.
Pavol allora si fece coraggio e chiese ad Aziz che cosa desideresse bere, Aziz guardò verso il bancone del bar, proprio sopra la testa del barista c'era la fila delle bottiglie di super alcolici, ne indicò una o quello almeno fu il ragionamento che fece.
“Che c'è Aziz, perchè non dici niente?”
Aziz bisbiglio
“An vòi piò scor”
“Cos'hai detto?”
“Gnit, a t'ho det c'an vòi piò scorar”
ribadì Aziz leggermente alterato
Pavul si ammutolì, ripensando a ciò che gli avevano raccontato i marinai.
Aziz però aveva sete e visto che nessuno aveva capito che voleva scolarsi quella bottiglia con l'etichetta nera e il numero 90 si alzò, passò dall'altra parte del balcone e andò a prendersela, il barista intimorito non osò fermarlo, gli porse solo due piccoli bicchieri che Aziz aveva chiaramente indicato con l'indice sinistro.
Pavul ricordava che Aziz era astemio o meglio c'erano questioni di fede per cui Aziz non aveva mai toccato alcolici o carne di maiale, vederlo con una bottiglia di superalcolico in mano lo sconcertò e non si trattenne da chiedere apprensivo
“Cosa fai?”
Aziz senza badarlo aprì la bottiglia versando un po' del suo contenuto nei due bicchierini, uno lo avvicinò a Pavul, l'altro lo appoggiò sul flipper sussurrando a Julius
“Va pian che brusa”
Per lui si tenne la bottiglia.
venerdì 29 ottobre 2010
letto a ½ piazza
(incubi che si ricordano)
ritrovarsi a dormire in una camerata, dentro a un letto a 1 piazza chiuso da sbarre laterali e doverlo dividere con uno sconosciuto al di là di un separatore.
ritrovarsi a dormire in una camerata, dentro a un letto a 1 piazza chiuso da sbarre laterali e doverlo dividere con uno sconosciuto al di là di un separatore.
giovedì 28 ottobre 2010
avrei voluto avere una band
(i miei primi 40 anni e probabilmente anche gli ultimi)
mancando 6 mesi ai 40 anni mi stavo chiedendo se fosse il caso di mettermi a scrivere un'autobiografia, probabilmente no, anche se qualche pagina avrebbe il suo chè
mancando 6 mesi ai 40 anni mi stavo chiedendo se fosse il caso di mettermi a scrivere un'autobiografia, probabilmente no, anche se qualche pagina avrebbe il suo chè
mercoledì 27 ottobre 2010
se stia imparando a credere nel mio lato migliore
(pensare troppo forte)
Manca appena un mese al MEI e poco più alla fine dell'anno, è tempo di bilanci musicali, di premi e riconoscimenti.
Tra le cose più importanti e piacevoli di quest'ultimo periodo è l'assegnazione del Premio Fuori dal Mucchio, istituito dalla storica rivista musicale per il miglior esordio, a Simona Gretchen.
Importante perché è un premio che va a una ragazza, veramente brava e soprattutto fuori dagli schemi “sanremesi” a cui siamo abituati quando pensiamo alla musica italiani virata al femminile.
Il piacevole è quello di poter pensare: l'avevo detto un anno fa che Gretchen pensa troppo forte sia un gran bel disco.
Fockus
Manca appena un mese al MEI e poco più alla fine dell'anno, è tempo di bilanci musicali, di premi e riconoscimenti.
Tra le cose più importanti e piacevoli di quest'ultimo periodo è l'assegnazione del Premio Fuori dal Mucchio, istituito dalla storica rivista musicale per il miglior esordio, a Simona Gretchen.
Importante perché è un premio che va a una ragazza, veramente brava e soprattutto fuori dagli schemi “sanremesi” a cui siamo abituati quando pensiamo alla musica italiani virata al femminile.
Il piacevole è quello di poter pensare: l'avevo detto un anno fa che Gretchen pensa troppo forte sia un gran bel disco.
Fockus
martedì 26 ottobre 2010
lunedì 25 ottobre 2010
cari blogger dell'olimpo
(lettera aperta ai blogger di successo che non la leggeranno mai)
Cari Blogger dell'Olimpo,
ho una prece da inoltrarvi,
voi che ad ogni post che fate
anche quando son boiate
che ogni tanto ricopiate
da altri blog che voi leggete,
ricevete a quintalate
visite affezionate,
mi spiegate come fate?
qual'è il trucco, la magia
per ricevere commenti
seri, buffi o deficienti
di quei troll troppo invadenti?
conta il tema che trattate o
è importante come fate?
conta più uno sfondo bello
o uno spazio laterale
da riempir con questo o quello?
è importante la costanza?
la presenza nella rete?
segnalarsi, segnalare?
orsù, dite come fare
per ricevere non cento
ma suvvia qualche commento
tante visite curiose
che son cose deliziose
per chi scrive per diletto
ma non sa se viene letto
un vostro devoto lettore
domenica 24 ottobre 2010
e viaz
(25)
A Pavol cominciò a battere forte il cuore, indeciso se procedere a scoprire la verità o tornarsene indietro.
Toccò a Julius fare la prima mossa, stoppò un pallone che andava a tutta velocità dritto nel laghetto e invece di renderlo ai bambini che giocavano nel prato poco più in là con un passaggio di piatto destro, sollevò il pallone di quel tanto da imprimergli una traiettoria a palombella proprio in direzione della panchina.
“Gooool!”
Il pallone colpì l’ uomo sdraiato proprio alla bocca dello stomaco
“Mo boia de singuler!”
borbottò
I bambini non avevano il coraggio di avvicinarsi al pallone che nel frattempo aveva rimbalzato dentro a un aiuola di rose e lavanda.
Julius invece non si fece troppi problemi, passando proprio vicino alla panchina andò coi piedi nell’ aiuola e prima di tirare via il pallone non pensò altro che urlare
“Pallaaaaaaaa!”
e là, una sivella degna del miglior bomber teutonico.
Pavol non si aspettava certo un proiettile del genere, a stento riuscì a intercettarlo prima di essere colpito al basso ventre.
La palla rimbalzò quattro volte poi andò a rotolarsi fino alla panchina dove un uomo ancora assonnato stava slisciandosi una barba argentea che contrastava perfettamente col colorito bronzeo della pelle.
I bambini padroni della palla, intanto, si erano strategicamente allontanati dalla situazione.
Era come nella scena cult di uno spaghetti western quando tutte le comparse svaniscono lasciando il campo soltanto agli attori protagonisti, c’ erano Julius Linguaveloce a destra, a sinistra stava Pavol Tricheco e in mezzo ai due Aziz Bin Moah.
Poteva sembrare un duello impari o un triello, se mai possa esistere un termine del genere, ma la palla era in mano ad Aziz.
Se la stava rigirando in tutta la sua rotondità da una mano all’altra, percorrendo paralleli invisibili lasciati dall’attrito della ghiaia, la fece rimbalzare per terra riprendendola subito dopo nella morsa delle sue grandi mani, facendo questo si alzò in piedi mostrandosi in tutta la sua altezza, elegante nel suo completo grigio polvere.
Si guardò attorno, guardò la palla,riguardò attorno a se, vide Pavul e Julius, vide che lo guardavano, vide che si guardavano.
“Cs' avi da guardé?”
Ci fu un silenzio carico di dubbio, se mai quell’uomo fosse stato veramente Aziz come mai parlava quello strano idioma?
“Sono Pavol Tricheco, ti ricordi di me?”
Ci fu altro silenzio ma nell’archivio interno di Aziz il violinista qualcosa cominciò a muoversi tornò ad aprire vecchi armadietti abbandonati nel tempo e nello spazio, giunse alla fine di fronte a un vecchio armadietto di legno da dove estrasse un vecchio fascicolo impolverato, lì poteva leggere ancora un unica frase: Pavol Tricheco il mio primo amico.
Lasciando il fascicolo aperto sul tavolo sorrise, mentre due lacrime allegre gli scivolavano sulle guance.
Pavul e Aziz si abbracciarono lungamente e appassionatamente, facendo parlare solo i loro respiri, poi Julius Linguaveloce intervenne come può intervenire un pivello pirata che non conosce le buone maniere:
“Ooh! Vecchie checche le palle ce le ho secche, andiamo a far qualcosa, rubare in una casa, spaccare un po’ di ossa, andare un po’ in carrozza”
Pavol e Aziz per tutta risposta cominciarono a incamminarsi abbracciati come due vecchi amici ubriachi cantando una vecchia canzone da osteria, ognuno la propria, Julius alla giusta distanza li osservava e non capiva.
A Pavol cominciò a battere forte il cuore, indeciso se procedere a scoprire la verità o tornarsene indietro.
Toccò a Julius fare la prima mossa, stoppò un pallone che andava a tutta velocità dritto nel laghetto e invece di renderlo ai bambini che giocavano nel prato poco più in là con un passaggio di piatto destro, sollevò il pallone di quel tanto da imprimergli una traiettoria a palombella proprio in direzione della panchina.
“Gooool!”
Il pallone colpì l’ uomo sdraiato proprio alla bocca dello stomaco
“Mo boia de singuler!”
borbottò
I bambini non avevano il coraggio di avvicinarsi al pallone che nel frattempo aveva rimbalzato dentro a un aiuola di rose e lavanda.
Julius invece non si fece troppi problemi, passando proprio vicino alla panchina andò coi piedi nell’ aiuola e prima di tirare via il pallone non pensò altro che urlare
“Pallaaaaaaaa!”
e là, una sivella degna del miglior bomber teutonico.
Pavol non si aspettava certo un proiettile del genere, a stento riuscì a intercettarlo prima di essere colpito al basso ventre.
La palla rimbalzò quattro volte poi andò a rotolarsi fino alla panchina dove un uomo ancora assonnato stava slisciandosi una barba argentea che contrastava perfettamente col colorito bronzeo della pelle.
I bambini padroni della palla, intanto, si erano strategicamente allontanati dalla situazione.
Era come nella scena cult di uno spaghetti western quando tutte le comparse svaniscono lasciando il campo soltanto agli attori protagonisti, c’ erano Julius Linguaveloce a destra, a sinistra stava Pavol Tricheco e in mezzo ai due Aziz Bin Moah.
Poteva sembrare un duello impari o un triello, se mai possa esistere un termine del genere, ma la palla era in mano ad Aziz.
Se la stava rigirando in tutta la sua rotondità da una mano all’altra, percorrendo paralleli invisibili lasciati dall’attrito della ghiaia, la fece rimbalzare per terra riprendendola subito dopo nella morsa delle sue grandi mani, facendo questo si alzò in piedi mostrandosi in tutta la sua altezza, elegante nel suo completo grigio polvere.
Si guardò attorno, guardò la palla,riguardò attorno a se, vide Pavul e Julius, vide che lo guardavano, vide che si guardavano.
“Cs' avi da guardé?”
Ci fu un silenzio carico di dubbio, se mai quell’uomo fosse stato veramente Aziz come mai parlava quello strano idioma?
“Sono Pavol Tricheco, ti ricordi di me?”
Ci fu altro silenzio ma nell’archivio interno di Aziz il violinista qualcosa cominciò a muoversi tornò ad aprire vecchi armadietti abbandonati nel tempo e nello spazio, giunse alla fine di fronte a un vecchio armadietto di legno da dove estrasse un vecchio fascicolo impolverato, lì poteva leggere ancora un unica frase: Pavol Tricheco il mio primo amico.
Lasciando il fascicolo aperto sul tavolo sorrise, mentre due lacrime allegre gli scivolavano sulle guance.
Pavul e Aziz si abbracciarono lungamente e appassionatamente, facendo parlare solo i loro respiri, poi Julius Linguaveloce intervenne come può intervenire un pivello pirata che non conosce le buone maniere:
“Ooh! Vecchie checche le palle ce le ho secche, andiamo a far qualcosa, rubare in una casa, spaccare un po’ di ossa, andare un po’ in carrozza”
Pavol e Aziz per tutta risposta cominciarono a incamminarsi abbracciati come due vecchi amici ubriachi cantando una vecchia canzone da osteria, ognuno la propria, Julius alla giusta distanza li osservava e non capiva.
mercoledì 20 ottobre 2010
è questione di digestione
(6 anni)
A 6 anni si comincia ad essere già grandicelli, si passa dalla scuola materna a quella elementari, si impara a leggere, a scrivere e a far di conto.
Si va a scuola e si sta seduti composti al banco che se non lo fai la maestra poi ti fa una nota e a casa sono guai.
A casa, prima di giocare o di guardare i cartoni animati alla tivù, bisogna fare i compiti e alla sera a letto presto possibilmente dopo carosello.
A sei anni non sai ancora nulla del mondo là fuori eppure ne fai già parte, sei stato già divorato e dovranno passare ancora almeno altri tantissimi anni, e non è mica detto bastino quelli, prima di essere digerito.
dedicato a Cose dell'Aldo mondo che in questi giorni compie 6 anni e a me che da quando ho un blog c'ho messo dentro quasi tutto me stesso, nell'attesa di essere “digeriti” entrambe.
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