(caro musicista)
Ogni tanto si sente qualche musicista lamentarsi del fatto che non gli viene riconosciuto un
adeguato compenso economico da parte di chi gli offre la possibilità
di suonare, per farlo si citano i numerosi costi e i numerosi
sacrifici che un musicista deve affrontare, tutto giusto, fino a un certo punto.
Sì è giusto perché una prestazione
artistica merita di essere riconosciuta anche attraverso l'esborso di
una quota in denaro, però questa quota deve essere per forza
definita su basi fantasiose o potrebbe essere definita secondo un
criterio stabilito in maniera inequivocabile, ovvero tramite una
sorta di tabella a cui poter fare riferimento?
Ad esempio: se si tratta di un
musicista professionista (ovvero che ha fatto un percorso di studio
musicale, ha fatto di questo il suo mestiere e ha ricevuto
riconoscimenti che attestano la sua qualità come musicista) merita
di essere ricompensato in maniera adeguata così come vengono
ricompensati i professionisti di qualsiasi altro mestiere.
Se si tratta di qualcuno che ha scelto
di suonare solo per passione (cioè svolge abitualmente altro) dovrebbe
essergli riconosciuto un compenso limitato, coerentemente stabilito
sulla base di ciò che è la qualità della sua esibizione.
Dovrebbe in pratica essere stabilità
una cifra per ogni ora di esibizione, che deve essere adeguata alla
qualità che il musicista è in gradi di offrire (vediamo poi come),
eventualmente potrebbe essere definita anche una cifra rapportata ai
chilometri percorsi per raggiungere il luogo del concerto (il
rimborso delle spese di viaggio), sicuramente dovrebbe esserci un
diverso riconoscimento economico tra chi è veramente un artista
(ovvero è in grado di proporre musica propria) e chi è
semplicemente un artigiano della musica (ovvero ripete ed esegue
esclusivamente musiche create da altri).
Per definire la qualità di un
musicista dilettante (anche se sarebbe bello poter usare un termine
migliore così come si fa con chi recita per passione, cioè
filodrammatico) l'unico criterio su cui ci si può basare sono i
riconoscimenti ricevuti.
Si dovrebbe dunque fare riferimento
alle recensioni dei dischi prodotti (raro a certi livelli ma non da
escludere), sulla capacità e sull'abitudine di attrarre del pubblico ai
propri concerti (è un criterio indefinibile in maniera univoca ma si
può ben sapere se un musicista ha del giro oppure non lo ha) e
soprattutto si dovrebbero prendere in considerazione i piazzamenti e i premi ottenuti attraverso la partecipazione ai concorsi musicali (che
spesso è l'unico criterio per definire chi è bravo a suonare e chi
non lo è).
Chiaramente ha la sua importanza anche
il valore del concorso musicale al quale si partecipa, perché se in
giuria ci sta il parroco, il maresciallo e la parrucchiera non è
mica uguale a come quando in giuria c'è un critico musicale, un musicista e un organizzatore di eventi culturali.
Per un musicista alle prime armi o che
vuole aumentare il suo valore artistico, partecipare a dei concorsi
musicali ovvero essere disposto a mettersi in gioco, a confrontarsi
con altri musicisti dovrebbe essere una logica opzione e per questo,
essendo una sua libera scelta, non dovrebbe pretendere soldi ma solo
un trattamento serio e rispettoso.
Quindi un concorso musicale, che va
ricordato è spesso inserito nel contesto di un festival (che in
quanto festival converge in se vari aspetti che esulano da quello
strettamente musicale), ha un importanza vitale per i musicisti ma
soprattutto lo ha per la musica perché permette di far emergere e
scoprire il talento.
Per assurdo viene da pensare,
considerando che a organizzare un concorso musicale sono quasi sempre
dei volontari, (ovvero persone che lo fanno solo per passione), che
si trovano ad affrontare numerose difficoltà fatte di burocrazia,
costi, sacrifici, ecc..., che alla stessa maniera per cui anche i
musicisti dilettanti pretendono di ricevere un compenso per il
servizio che offrono, un compenso dovrebbe essere elargito anche a
chi permette a quel servizio di essere svolto.
Ovviamente, con lo stesso criterio,
elargito in una quantità adeguata alla qualità dell'opportunità
offerta.
1 commento:
Caro Aldo,
tutto ciò che concerne la musica è arte, compensi compresi.
non ci saranno mai tariffari fissi, ma emozioni che generano più o meno successo nel pubblico e di conseguenza maggiore o minore richiesta economica.
Sono d'accordo con te che anche chi si spende tanto per organizzare eventi come La Musica nelle Aie dovrebbe essere ricompensato un minimo, ma quando abbiamo aderito tempo addietro all'organizzazione del Festival in questione sapevamo che era tutta opera di volontariato, quindi ora, anche se il Festival è cresciuto molto e spero che altrettanto farà nei prossimi anni, non so quanto abbia senso recriminare, e tu, giustamente, non lo fai.
Detto ciò, sai come la penso sul Festival, motivo per cui ho lasciato da qualche anno l'organizzazione, e sai anche che i musicisti non possono essere coinvolti in misura così importante senza riconoscere a loro la giusta ricompensa, cosa che ancora manca a La Musica nelle Aie.
Spero che gli eventi e le sponsorizzazioni permettano al Festival di avere maggiori risorse da destinare ai musicisti e che qualcuno dell'organizzazione che ancora so esserci che "non crede" all'attrattiva musicale e la vede solo come un costo, si ricreda pienamente.
Altresì vi auguro di cuore di lasciarvi alle spalle tutte quelle cose che ancora vi frenano e legano e costringono La Musica nelle Aie, per un futuro migliore e una musica davvero per tutti, senza secondi fini.
Buon Festival!
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