martedì 27 aprile 2010

e viaz

(21)

Il violinista  Aziz era un uomo dal aspetto molto curato, di carnagione scura, alto di statura ma esile, barba folta e ben curata, amava vestire con un elegante doppio petto blu e una kefia indossata con onore mediorientale.
Pavol Tricheco e il violinista Aziz erano amici fin dai tempi delle elementari, Aziz era da poco emigrato con la sua famiglia a Vallà, figlio di un mercante di tappeti persiani e di una danzatrice del ventre, fin da piccolo apprese l’ arte del suonatore di violino.
Imparò a suonare lo strumento grazie agli insegnamenti di uno zio tzigano, fratellastro della madre, dal padre imparò a mercanteggiare l’ impossibile ed entrambe le cose le sarebbero venute utili molto più spesso di quanto si possa immaginare durante la lunga e tortuosa vita di Aziz.
Il primo giorno di scuola, Aziz e Pavol si ritrovarono nei banchi vicini, terza fila vicino alla finestra, fuori su un ramo di quercia cinguettavano allegri due passerotti, il cielo era terso e solcato dal lento ronzio di un quadrimotore a nolleggio.
All’appello della maestra, una signorina morettina di quelle che fanno innamorare i babbi e ingelosire le mamme ma che stanno comunque antipatiche ai figli perché danno i compiti da fare a casa, un mormorio di risa sommesse si espanse per la classe quando a essere chiamato fu Aziz,
“Aziz Bin-Moah!“
chiamò più volte la maestra, ma Aziz taceva perché si era distratto a guardare la biondina del primo banco,
"un giorno"
giurò in cuor suo
“sarà mia.”
Aziz Bin-Moah quel primo giorno di scuola risultò assente, il giorno dopo quando la maestra rifece l’ appello, Aziz rispose educatamente:
“Presente!”
Alla richiesta della giustificazione per l’ assenza del giorno prima pena una nota di demerito sul registro di classe, Aziz diede una formidabile prova della sua capacità di mercanteggiare qualsiasi cosa:
“Vede mia cara maestra, ieri esattamente in questo preciso istante, nonostante le apparenze abbiano potuto ingannarla, io mi trovavo precisamente a sedere in questo medesimo seggiolino di legno compensato a osservare la precisione cromatica delle sfumature di sole dei capelli della gentile signorina che mi è poco avanti di qualche banco in direzione della cattedra, ora come lei ben sa, la luce viaggia a una velocità superiore a quella del suono per tanto se luce e suono provengono da una medesima direzione una sarà percepita prima dell’ altro e ciò avviene anche se i punti di origine divergono di un tot di spazio, quindi ancor più probabile che la luce giunga prima del suono se essa principia da una fonte più prossima al ricevente, a ciò si aggiunga che vista e udito secondo l’ ultima visita pediatrica fatta pochi giorni prima di cominciare la mia vita scolastica non mi sono in difetto tanto più che sono ben tre anni che mi diletto nel suonare il violino e sono in grado di riconoscere dalle vibrazioni del pulviscolo un’ la bemolle da un si minore purché esse siano inserite in un cono che chiamerò per facilità uditivo ovvero solo se il suono è diretto nella mia direzione e non altrove in quel caso ciò che sono in grado di riconoscere è ciò che già conosco ed essendo ai miei primi giorni di scuola conosco ben poco che non sia ciò che i miei genitori hanno provveduto a insegnarmi non da ultimo quello di non dar ascolto agli sconosciuti, pertanto se ieri pur trovandomi in questa sede e in questo banco non ho risposato l’ ho fatto esclusivamente per i motivi che le ho appena dimostrato, tuttavia riconosco che avrei potuto usare la gentilezza di mostrarmi curioso nel percepire il suono che corrisponde al mio nome anche se, permettendomi una piccola lezione di dizione il mio nome non si pronuncia con la acca muta ben sì con la acca aspirata come in ho, hai e hanno, a questo punto un eventuale nota di demerito lo ritengo un provvedimento eccessivo poiché è dimostrando che io ero presente anche ieri e chiamo a testimoniare il fatto che ho ben presente che la signorina di cui ho parlato in precedenza ieri portava una camicetta di cotone bianca con piccoli fiori celesti simili a ciclamini e una gonna di cotone beige dalla cui estremità inferiore si intravedevano due caviglie di cerbiatta in calzini di cotone bianco e mocassini di vernice rossa, perciò essendo io presente sia oggi che ieri non ha senso portare la giustificazione per qualcosa che non è avvenuto piuttosto noto con un velo di tristezza che le tende di queste finestre che dovrebbero servire a far filtrare la luce di raggi del sole sono di tela ormai lisa e poco adatta all’ ambiente in cui sono inserite, posso certamente chiedere a mio padre di procurarne un tipo le cui geometrie siano più confacenti all’ aula di una prima elementari, chiaramente se il risultato finale non lo si ritiene soddisfacente, cosa di cui io dubito fortemente perché mio padre ha arredato le sale private del palazzo del Sultano di Ajukabar ricevendo in dono tra le altre pietre preziose e stoffe pregiate e incensi,lo smeraldo che mio padre mi donò il giorno che compii il mio primo giro in bicicletta, lo stesso che porto sempre con me e che ora sono disposto a donarle in cambio della sua rinuncia a porre una nota di demerito sul registro di classe a fianco del mio nome e se è così magnanima da permettere a me e a tutti i miei compagni di andare al parco a giocare a nascondino e alla signorina del primo banco la dispensa dallo studio per i prossimi diciamo sette otto mesi.”
Riguardo all’ andare al parco a giocare a nascondino, la maestra pensò non fosse il caso, temendo più un rimprovero da parte del direttore che altro, si limitò a farli giocare a guardie e ladri in classe, Aziz da par suo ottenne di non avere una nota di demerito ma soprattutto ottenne di incrociare il suo sguardo con quello della biondina del primo banco che da quel giorno gli sarebbe stata sempre compagna di giochi, amica, confidente, fidanzatina, amante, moglie.       

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