lunedì 5 dicembre 2011

organizzare costa

(caro musicista)


Ogni tanto si sente qualche musicista lamentarsi del fatto che non gli viene riconosciuto un adeguato compenso economico da parte di chi gli offre la possibilità di suonare, per farlo si citano i numerosi costi e i numerosi sacrifici che un musicista deve affrontare, tutto giusto, fino a un certo punto.
Sì è giusto perché una prestazione artistica merita di essere riconosciuta anche attraverso l'esborso di una quota in denaro, però questa quota deve essere per forza definita su basi fantasiose o potrebbe essere definita secondo un criterio stabilito in maniera inequivocabile, ovvero tramite una sorta di tabella a cui poter fare riferimento?
Ad esempio: se si tratta di un musicista professionista (ovvero che ha fatto un percorso di studio musicale, ha fatto di questo il suo mestiere e ha ricevuto riconoscimenti che attestano la sua qualità come musicista) merita di essere ricompensato in maniera adeguata così come vengono ricompensati i professionisti di qualsiasi altro mestiere.
Se si tratta di qualcuno che ha scelto di suonare solo per passione (cioè svolge abitualmente altro) dovrebbe essergli riconosciuto un compenso limitato, coerentemente stabilito sulla base di ciò che è la qualità della sua esibizione.
Dovrebbe in pratica essere stabilità una cifra per ogni ora di esibizione, che deve essere adeguata alla qualità che il musicista è in gradi di offrire (vediamo poi come), eventualmente potrebbe essere definita anche una cifra rapportata ai chilometri percorsi per raggiungere il luogo del concerto (il rimborso delle spese di viaggio), sicuramente dovrebbe esserci un diverso riconoscimento economico tra chi è veramente un artista (ovvero è in grado di proporre musica propria) e chi è semplicemente un artigiano della musica (ovvero ripete ed esegue esclusivamente musiche create da altri).
Per definire la qualità di un musicista dilettante (anche se sarebbe bello poter usare un termine migliore così come si fa con chi recita per passione, cioè filodrammatico) l'unico criterio su cui ci si può basare sono i riconoscimenti ricevuti.
Si dovrebbe dunque fare riferimento alle recensioni dei dischi prodotti (raro a certi livelli ma non da escludere), sulla capacità e sull'abitudine di attrarre del pubblico ai propri concerti (è un criterio indefinibile in maniera univoca ma si può ben sapere se un musicista ha del giro oppure non lo ha) e soprattutto si dovrebbero prendere in considerazione i piazzamenti e i premi ottenuti attraverso la partecipazione ai concorsi musicali (che spesso è l'unico criterio per definire chi è bravo a suonare e chi non lo è).
Chiaramente ha la sua importanza anche il valore del concorso musicale al quale si partecipa, perché se in giuria ci sta il parroco, il maresciallo e la parrucchiera non è mica uguale a come quando in giuria c'è un critico musicale, un musicista e un organizzatore di eventi culturali.
Per un musicista alle prime armi o che vuole aumentare il suo valore artistico, partecipare a dei concorsi musicali ovvero essere disposto a mettersi in gioco, a confrontarsi con altri musicisti dovrebbe essere una logica opzione e per questo, essendo una sua libera scelta, non dovrebbe pretendere soldi ma solo un trattamento serio e rispettoso.
Quindi un concorso musicale, che va ricordato è spesso inserito nel contesto di un festival (che in quanto festival converge in se vari aspetti che esulano da quello strettamente musicale), ha un importanza vitale per i musicisti ma soprattutto lo ha per la musica perché permette di far emergere e scoprire il talento.
Per assurdo viene da pensare, considerando che a organizzare un concorso musicale sono quasi sempre dei volontari, (ovvero persone che lo fanno solo per passione), che si trovano ad affrontare numerose difficoltà fatte di burocrazia, costi, sacrifici, ecc..., che alla stessa maniera per cui anche i musicisti dilettanti pretendono di ricevere un compenso per il servizio che offrono, un compenso dovrebbe essere elargito anche a chi permette a quel servizio di essere svolto.
Ovviamente, con lo stesso criterio, elargito in una quantità adeguata alla qualità dell'opportunità offerta.



1 commento:

Unknown ha detto...

Caro Aldo,

tutto ciò che concerne la musica è arte, compensi compresi.
non ci saranno mai tariffari fissi, ma emozioni che generano più o meno successo nel pubblico e di conseguenza maggiore o minore richiesta economica.
Sono d'accordo con te che anche chi si spende tanto per organizzare eventi come La Musica nelle Aie dovrebbe essere ricompensato un minimo, ma quando abbiamo aderito tempo addietro all'organizzazione del Festival in questione sapevamo che era tutta opera di volontariato, quindi ora, anche se il Festival è cresciuto molto e spero che altrettanto farà nei prossimi anni, non so quanto abbia senso recriminare, e tu, giustamente, non lo fai.

Detto ciò, sai come la penso sul Festival, motivo per cui ho lasciato da qualche anno l'organizzazione, e sai anche che i musicisti non possono essere coinvolti in misura così importante senza riconoscere a loro la giusta ricompensa, cosa che ancora manca a La Musica nelle Aie.

Spero che gli eventi e le sponsorizzazioni permettano al Festival di avere maggiori risorse da destinare ai musicisti e che qualcuno dell'organizzazione che ancora so esserci che "non crede" all'attrattiva musicale e la vede solo come un costo, si ricreda pienamente.

Altresì vi auguro di cuore di lasciarvi alle spalle tutte quelle cose che ancora vi frenano e legano e costringono La Musica nelle Aie, per un futuro migliore e una musica davvero per tutti, senza secondi fini.

Buon Festival!