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Della doppia vita del padrone di casa nessuno dei tre nuovi inquilini si era accorto finché una notte mentre si erano appena addormentati sentirono provenire dal piano di sotto un gran frastuono e delle urla, vestiti in tutta fretta e scesi le scale per raggiungere l'uscita trovarono quattro energumeni mentre attorniavano l'anziano padrone di casa che nella fretta si era dimenticato di togliersi il cappello a punta e il camice nero che indossava sempre durante i suoi esperimenti nel laboratorio subferramenta.
I quattro energumeni non sembravano particolarmente minacciosi nei confronti dell'anziano, anzi tutti cinque tenevano ben saldi nella mano la loro lattina di birra e le urla a una distanza minore si rivelarono più che altro le risate sguaiate che si alternavano ai rutti, in particolare quelli di uno tra gli energumeni, rutti non normali ma particolarmente speciali e potenti.
Pavol, Julius e Aziz restarono interdetti davanti a quella scena il tempo sufficiente per essere scorti dal loro padrone di casa che per niente preoccupato di farsi vedere in quella mise li invitò lesto ad aggiungersi alla combriccola.
Fecero allora conoscenza con il figlio maggiore del ferralchimista e con i suoi tre amici e compagni di squadra, il figlio si chiamava Libero Budellazzi ma da tutti era soprannominato Arlòt.
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