lunedì 10 ottobre 2011

l'agrimetropoli


(terra di passaggio e di frontiera)



In questi giorni mi sono dilettato nella lettura di un libro molto interessante: Vocabolario Etimologico Romagnolo, un' occasione per scoprire da dove derivano molte parole ascoltate e parlate fin dall'infanzia.
La lettura, oltre a soddisfare questa mia curiosità mi ha permesso di prendere ulteriore coscienza che i confini in fondo non sono altro che linee esistenti solo sulle cartine geografiche, illusorie pareti nella testa di alcuni e che le parole più delle persone viaggiano, si trasformano e si adattano a tutti i luoghi in cui abitano.
In Romagna, il dialetto locale ha subito influenze a 360° e se una stragrande maggioranza di termini ha origini latine, lascito dell'impero romano, non sfuggono i tanti vocaboli ereditati dai popoli nordici che hanno abitato questo territorio.
Ritenendo prevedibile che anche il dialetto romagnolo, durante i secoli si sia arricchito di terminologie la cui provenienza è da collocare in lingue straniere ma pur sempre europee non si può rimanere indifferenti nello scoprire che ci sono parole che traggono origine da idiomi più esotici come l'ebraico o l'arabo.
Tuttavia, riflettendo un attimo, credo non sia così sorprendente, infatti la Romagna da sempre può essere definita come una terra di passaggio e di frontiera, in cui multiculturalità e radici popolari hanno convissuto, convivono e conviveranno soprattutto grazie alle due linee urbanizzate costituite dalla riviera adriatica e dalla via Emilia, diramandosi poi verso le valli appenniniche e le terre coltivate della pianura padana, rendendo sostanzialmente la Romagna non come alcuni sostengono una regione o una provincia il cui perimetro è definibile con una certa precisione ma come una sorta di metropoli (perciò illimitabile) non troppo dissimile ad altre sparse per il mondo e comunemente riconosciute, ma che per il suo indissolubile legame con la cultura contadina è più sensato definire “agrimetropoli”.