giovedì 12 agosto 2010

e viaz

(22)

Aziz era fatto così, quando si metteva a parlare avrebbe insivornito anche il diavolo se gli si fosse parato davanti.
Col tempo ala sua tecnica si era perfezionata, almeno tanto quando la sua agilità a muovere le dita sulle corde del violino, ben presto fu chiamato dagli uomini più potenti del pianeta affinché mettesse le proprie qualità al loro servizio, Aziz non disdegnò mai quel periodo in cui divenne sufficientemente ricco da potersi permettere una villa di tre piani con bunker antiatomico e un terreno di svariati ettari in cui si poteva coltivare dal dattero alla pera volpona, pera volpona che tra l’ altro scoprì proprio grazie all’ amicizia con Pavol Tricheco.
Fu la notte in cui suonarono al cancello della villa, il maggiordomo quel giorno aveva chiesto un permesso e Aziz aprofittando del fatto che in casa non ci fosse nemmeno sua moglie, pensò bene di dare una lucidatina al pavimento della cucina.
 Non risparmio nessuna piastrella, ad ognuna diede un abbondante dose di cera che ci si sarebbe potuti specchiare per almeno due settimane, si era messo lì tranquillo vicino ai fornelli a scaldarsi il tè alla menta, come gli aveva insegnato a fare sua madre, che sentì suonare.
-Che strano…suonano a quest’ ora-
pensò
-e chi sarà mai a quest’ ora?-
Pensò
-Arrivo!-
gridò
ma nessuno rispose, qualcuno si limitò a risuonare il campanello
-Ho capito, arrivo!-
Rigridò Aziz mentre accendendo la luce di fuori aprì la porta di quel tanto per vedere chi mai fosse a suonare così insistentemente a quell’ ora di notte.
Vide solo due ombre scure al di là delle sbarre del cancello ,due grandi, enormi ombre scure chiamare:
-Aziz Bin-Moah !-
-Sìì ?-
fece Aziz aprendo meglio la porta, vide solo i due lampi partire dalle due ombre, i proiettili lo colpirono alla spalla sinistra e gli sfiorarono la giugulare, cadde a terra tramortito, le due ombre sgommarono via a tutta velocità su una enduro bianca, probabilmente soddisfatti della loro azione.
Aziz si riprese e tenendosi la spalla sinistra, che grondava sangue, chiamò aiuto al telefono ma non gli riuscì di spiccicar parola.